Dallo styling al design vero e proprio: Di Pinto e Lelli Mami hanno iniziato lavorando sui set fotografici di interior, per i quali iniziarono a progettare elementi specifici. Da lì a progettare vere e proprie linee di prodotto per le aziende il passo è stato breve e ben compiuto, se è vero che Studiopepe  oggi è tra i più quotati in ambito internazionale. Immagine di copertina di Andrea Ferrari.

Thalatha table by Baxter

Come è nato il progetto Talisman  per cc-tapis ?

La nostra collaborazione con cc-tapis va avanti da tanti anni e abbiamo iniziato naturalmente disegnando tappeti. Poi in occasione dei nostri progetti “manifesto” che sono per noi il momento dell’anno, durante il Salone del Mobile, in cui mettiamo in evidenza tutti gli skills dello studio. E avevamo disegnato dei wall hanging che avevano avuto molto successo e l’anno successivo abbiamo pensato di unire l’idea di tessile, molto peloso allo specchio. Questo perché spesso i nostri progetti manifesto diventano poi dei veri e propri progetti con le aziende per entrare in produzione.

Talisman by cc-tapis

Il separé Elysee  per quale tipo di ambiente è pensato?

È uno dei primi progetti di disegno del prodotto ed è stato molto interessante perché con Ivano Radaelli  avevamo già disegnato Pret a porter, con questo sistema ispirato alle tende con questi snodi metalllici e questo tubolare nero, reso molto più chic. E da Pret a porter sono nati tanti altri progetti tra cui Elysee. La cosa interessante è che anche lì abbiamo sviluppato una serie di varianti. Il separé è un tema che mi piace moltissimo, perché è un tema mobile è un prodotto che a seconda delle esigenze può creare degli angolini molto belli. E tra l’altro è un prodotto storico e in questo momento in cui le case non sono proprio enormi può essere utilizzato in maniera più fluida.

Elysee by Ivano Redaelli

Come è nato il tavolo Jupiter ?

Jupiter è stato presentato l’anno scorso al Salone del mobile non solo nello stand di Baxter  ma anche in occasione di Les Arcanistes (il progetto manifesto di Studiopepe per la settimana del design 2019). In questo caso volevamo un tavolo molto scultoreo perché Baxter lavora molto con i materiali e quindi l’abbiamo immaginato con questa base appunto scultorea e per il top, che ha una forma irregolare, volevamo usare un metallo che però non fosse freddo e preferibilmente nella sua purezza, non laccato, verniciato o comunque privo di finissaggi che modificassero la loro natura. Abbiamo individuato questo metallo, il nikel, che ha la caratteristica di essere caldo anche al tatto. Se normalmente un tavolo di metallo può essere molto freddo, questo è molto gradevole al tatto e caldo, oltre che interessante dal punto di vista visivo.

Jupiter table by Baxter

Le aziende e i designer si stanno dedicando molto al contract, che fine ha fatto la casa?

Dalla nostra esperienza, piuttosto, c’è una domesticizzazione del contract, ovviamente è un ambito che delle esigenze e regole ben precise però io noto che soprattutto dal punto di vista estetico il contract si sta avvicinando nello stile della casa. E in articolare, dopo l’esperienza del lock down la casa è tornata al centro, e c’è l’esigenza, nel grande e nel piccolo di renderla più simile a noi stessi. Quando parliamo di contract sono prodotti che nascono dall’esigenza di disegnare degli arredi come piacciono a noi e poi “contractizzati”. Secondo me ormai c’è sempre più una tendenza al cross over degli spazi: la casa, gli alberghi, i luoghi di lavoro, hanno ormai linguaggi comuni. E le stanze d’albergo vengono umanizzate, rese più umane, più vicine, appunto alla casa.

A proposito dell’esperienza del lock down, pensi che ci saranno dei cambiamenti che la casa subirà a lungo termine?

Secondo me sono tante le cose e dipende dalla vita che si fa, è ovvio che la casa è il rifugio e questa è stata un’ottima occasione per stare dentro casa, al contrario di ciò che avveniva ultimamente quando eravamo praticamente sempre fuori. E la casa deve davvero assomigliarci. Banalmente anche avere uno spazio adatto a una video call, oppure attrezzare e occuparsi del balcone, uno spazio adatto ai bambini.

Conoscete bene le dinamiche della stampa e dei social network, ma quanto conta la comunicazione nel vostro lavoro e a cosa serve?

Noi abbiamo tantissimi follower per essere uno studio di design di cui siamo felicissimi, ma noi lo facciamo in prima persona: c’è il nostro lavoro, ci sono cose che ci danno l’ispirazione, è come il nostro diario. Non con una finalità promozionale ma proprio come il nostro diario. Accorcia le distanze e soprattutto è un’ottima occasione per stabilire dei link trasversali che altrimenti sarebbero difficili, perché ti riconosci in altre persone che fanno magari un lavoro diverso dal tuo ma senti affini. Poi diciamo la verità: oggi se vuoi cercare qualcuno vai prima su Instagram e poi magari sul suo sito.

Marble Mirror by Menu

C’è qualcosa che avreste voluto presentare al Salone del mobile e che alla fine è rimasto in sospeso perché il Salone non si è tenuto?

Noi abbiamo portato al Salone del mobile i nostri progetti “manifesto” per tre anni e quest’anno ci eravamo dette che non volevamo sentirci obbligate a fare qualcosa, lo facciamo se abbiamo qualcosa da dire, anche perché sono progetti che sono totalmente prodotti dallo studio e quindi assorbono molta energia. Quindi avevamo deciso che quest’anno, in controtendenza non lo avremmo fatto e questa cosa si è rivelata giusta.

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