La lampada Atollo, il divano Maralunga, il tavolo Vidun, la libreria Nuvola: sono tra le icone del design del ‘900 più interessanti e celebri e sono tutte creazioni di Vico (Ludovico) Magistretti, il designer nato nel 1920 a Milano di cui si celebra, quest’anno, il centenario dalla nascita. Cuore delle celebrazioni è l’archivio Studio Magistretti, frutto di un lungo lavoro di inventario, schedatura e oggi anche digitalizzazione: dal 7 gennaio, infatti, sarà possibile consultarlo online. Il portale della fondazione archivio.vicomagistretti.it è stato infatti concepito come una monografia, (in italiano e da febbraio anche in inglese) dedicata al lavoro dell’architetto con oltre 400 schede storico-critiche, il registro completo delle opere e oltre 30.000 tra disegni tecnici, planimetrie, schizzi, ritagli di giornale, appunti. Il corposo lavoro alle spalle di questa grande opera digitale è iniziato nel 2007 ed è stato supportato dalla Fondazione Cariplo. Racconta la vita professionale di Magistretti a partire dal 1946, quando, un anno dopo essersi laureato al Politecnico di Milano, avvia la professione all’interno dello studio del padre architetto Pier Giulio che morirà poco dopo. La fondazione, dunque, sceglie di condividere il suo prezioso archivio con tutti: professionisti, appassionati, curiosi, ricercatori.

Atollo by OLuce

Nell’immagine: lampada Atollo  di Vico Magistretti  per  OLuce

Ma questa iniziativa digitale è solo il primo passo di un anno di celebrazioni. Il secondo è la mostra itinerante “100 anni di Vico Magistretti”, a cura di Rosanna Pavoni e Margherita Pellino che girerà il mondo, ospite degli Istituti Italiani di Cultura, grazie alla collaborazione di Vittoria Capitanucci. In ciascun istituto di cultura, saranno coinvolti designer e architetti locali che condivideranno le proprie interpretazioni del lavoro di Magistretti. La prima tappa è Colonia, e non a caso: la città tedesca apre a gennaio il calendario delle fiere del design con Imm Cologne ed è proprio in concomitanza con questo evento che si aprirà la mostra. Seguirà Stoccolma, dove la sede dell’Istituto Italiano di Cultura è stata progettata da Giò Ponti. Anche qui, la mostra si terrà in concomitanza con la settimana del design e sarà coinvolto il curatore di ArkDes Centrum - il museo nazionale svedese dedicato all'architettura e design - che ha selezionato alcuni designer scandinavi che in vario modo hanno raccolto l'eredità di Magistretti. In esposizione ci sarà anche una selezione di progetti realizzati da Magistretti negli anni Sessanta e Settanta provenienti dal Museo dell’arredo di Stoccolma. La mostra proseguirà il suo viaggio a New York (fine febbraio), Strasburgo e Metz e Praga (marzo), La Valletta, Budapest e Washington (ottobre). Altre tappe saranno programmate nel corso dell’anno.

Maralunga by Cassina

Nell’immagine, il divano Maralunga  di Vico Magistretti per Cassina  

Naturalmente anche nella “sua” Milano sarà allestita una mostra, anzi più di una. La prima, ospitata nella sede della Fondazione Vico Magistretti, inaugurerà il 9 aprile: dedicata al lavoro di Magistretti nel suo studio di Via Conservatorio a Milano, la mostra ricostruisce lo studio stesso con gli arredi originali, i cui cassetti e scomparti, aprendosi, racconteranno la sua storia professionale e dunque un pezzo importante della storia del design italiano e della scena architettonica milanese della seconda metà del ‘900. La seconda mostra sarà ospitata dalla Triennale, in concomitanza con la settimana del design e sarà un excursus cronologico del lavoro di Magistretti attraverso disegni, schizzi, modelli, fotografie, video e oggetti conservati nel suo archivio, insieme a materiali provenienti dagli archivi aziendali, collezioni e musei. Infine, la Galleria Visaterna nella mostra “Vico Magistretti – Storie di oggetti”, esporrà 12 creazioni di Magistretti, affiancate dai suoi schizzi originali e dalla interpretazione delle stesse fatta da giovani fotografi della Ecole cantonale d’art de Lausanne. 

Vidun by DePadova

Nell’immagine, il tavolo Vidun  di Vico Magistretti per DePadova. 

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