Il design è dappertutto, si potrebbe dire, pensando al lavoro svolto fino a oggi da Marc Sadler : già, perché il designer nato in Austria, che ha lavorato in varie zone del mondo e ha scelto Milano come base, ha saputo applicare la sua competenza ad ambiti apparentemente lontani. Dagli scarponi da sci, agli arredi, passando per le luci, i pavimenti e a breve anche alle roulette. Questo ha significato anche sperimentare la stessa tecnologia in ambito diverso, basti pensare alla lampada Twiggy che affonda le sue radici progettuali in ciò che Sadler aveva già applicato per mazze da golf e racchette da tennis. Questo incrocio di esperienze si è tradotto in grandi successi, confermati ufficialmente dai Compassi d’oro con cui alcuni suoi progetti sono stati premiati: le lampade Drop (Flos, 1994), Tite e Mite (Foscarini, 2001), la libreria Big (2008, Caimi Brevetti) e il banco frigo-gelato Bellevue con tecnologia Panorama. In copertina: Marc Sadler, foto di Tom Gomor.

C'è un periodo storico (o un luogo) che la ispira, in particolare, nel suo lavoro?

Mi fa una certa invidia il secondo dopoguerra, quando la rinascita civile e industriale alimentava la spinta ai consumi. C’era bisogno di tante cose che l’industria doveva produrre, ma proprio come reazione alle privazioni del periodo bellico c’era anche spazio per l’effimero, con i progettisti stimolati da una richiesta costante di prodotti e di soluzioni, e senza i grossi problemi della moderna progettazione industriale; il costo, la globalizzazione, la saturazione del mercato, l’imperativo dell’ecosostenibilità. Parlando invece di luoghi, in generale sono molto attratto dalla natura che considero inesauribile fonte di ispirazione, flora e fauna sono quasi sempre capolavori di design, per non parlare del regno minerale dove la geologia crea mix straordinari di forme e colori.

Brie by Riva 1920

Libreria Brie  di Marc Sadler per  Riva 1920

In fase progettuale, in che modo si confronta con il tema della sostenibilità?

Il grado di sostenibilità dei prodotti è giustamente diventato un imperativo morale, e in molti casi anche legale. Gli effetti dello sfruttamento intensivo e fuori controllo delle risorse sono noti a tutti, per non parlare delle più gravi conseguenze che ci attendiamo dal futuro se non saremo capaci di invertire con decisione la rotta dei nostri comportamenti. Purtroppo l’ecologia ha un costo ancora troppo alto perché possa diffondersi come regola di vita a livello di massa, e questo vale anche per l’industria dove non tutti i produttori manifestano la stessa sensibilità al problema (proprio perché inversamente proporzionale alla sensibilità verso il portafoglio). Non essendo più possibile fare affidamento solo sul grado di coscienza individuale mi pare che l’unica soluzione debba essere politica, con il sostegno ai comportamenti virtuosi attraverso la massiccia defiscalizzazione di tutte le attività convertite alla sostenibilità ambientale. Per quanto concerne la progettazione, le ragioni ecologiche ed ambientali devono diventare obiettivo insito nel brief di progetto, primo fra tutti prendendo in debita considerazione a monte la fase "post-mortem" del prodotto stesso, agevolando la separazione dei componenti per il corretto smaltimento dei diversi materiali impiegati.

Cosa determina, secondo lei, il successo di un progetto?

Castiglioni pensava che “le cose buone e utili sono anche graziose e belle” ed è chiaro che per realizzare prodotti utili, che funzionano bene e che piacciono ad un pubblico il più possibile vasto si debbano tenere in considerazione i gusti e le tendenze del momento, ma spesso le ragioni del marketing hanno un peso eccessivo e limitano le possibilità espressive del designer. Comunque alla fine è il mix vincente di forme e funzioni che crea la magia del prodotto, che a volte si verifica e a volte no, senza che ci sia una regola precisa o almeno io non l’ho trovata ancora.

Glow in by Désirée divani

Divano Glow-in  di Marc Sadler per  Désirée Divani

Uno dei suoi progetti più noti è la lampada Twiggy: ce ne racconta la storia e l'anima?

Con Foscarini avevamo già applicato la tecnologia del rowing (quelle delle canne da pesca per intenderci, che conoscevo ed avevo precedentemente utilizzato nel design dello sport per mazze da golf e racchette da tennis) al settore illuminazione per le lampade Tite & Mite. La tecnologia consiste nell’avvolgimento di fili di carbonio o kevlar intorno a un tessuto di fibra di vetro, ad esso fissati da una resina legante; a seconda dello spessore dell’avvolgimento, si ottiene una trasparenza maggiore o minore. Il mix ottenuto ha un’altissima resistenza meccanica, è molto leggero e duttile tanto da rendere possibile realizzare forme stirate all’eccesso. Nel caso di Twiggy, eravamo all’epoca talmente occupati a “domare” la performance della fibra che fu gioco forza per me limitare il segno ad una quasi ‘non forma’. In fondo Twiggy non è altro che un diffusore tronco conico, un’asta e un disco di supporto, ma è la combinazione di questi tre elementi che hanno determinato la magia di questo oggetto ‘no design’ dalla personalità così forte. Nel controllo degli effetti del processo, uno degli obiettivi era la curvatura costante dell’asta, che viene prodotta diritta. In verità all’inizio l’asta era prodotta curva, ma il suo costo poneva la lampada totalmente fuori mercato e fu quindi necessario trovare una soluzione alternativa. Oggi all’asta – che viene prodotta diritta – viene aggiunto un peso alla parte terminale che flette e curva lo stelo, ottenendo lo stesso risultato formale dello stelo curvo da stampo. Gli inizi furono drammatici: in base a determinati calcoli si dosavano i diversi pesi dei componenti, il mattino dopo però, accadeva di ritrovare l’asta completamente dritta o tutta piegata a terra. Non è stato semplice, ma alla fine fu trovata la soluzione affidabile, e con essa la quadra del cerchio nel rapporto fra ragioni estetiche ed economiche, facendo così di Twiggy un prodotto di successo anziché di nicchia (peraltro una soluzione che ha aperto la strada a numerosi prodotti ‘figli’ di questo progetto pionieristico).

Twiggy by Foscarini

Lampada Twiggy  di Marc Sadler per  Foscarini

Ci sono nuovi progetti in vista che ha voglia di anticiparci?

Ho progetti in corso nel settore illuminazione, delle sedute e degli imbottiti, dei mobili e complementi, delle cucine, del wellness, nel mondo del gelato, un pavimento in legno particolarmente intrigante e una nuova collaborazione in un settore estremamente specifico che è quello del gaming e dei casinò, con il progetto di un tavolo da gioco e di una roulette innovativa che verrà presentata a Londra in febbraio.

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