Lo studio  Formafantasma è composto da Andrea Trimarchi e Simone Ferresin: siciliano il primo, veneto il secondo, hanno fatto squadra fondando il loro studio in Olanda, da cui portano avanti una ricerca profondamente legata ai materiali, alla loro storia, trasformazione, evoluzione. Con un approccio critico e concreto al tema della sostenibilità. Non a caso, a partire dal settembre 2020 saranno a capo di un master dal titolo Geo-Design alla prestigiosa Design Academy di Eindhoven, dove loro stessi si sono laureati nel 2009. In più, il prossimo marzo, inaugureranno una mostra personale alla Serpentine Gallery di Londra sulle dinamiche produttive e di approvvigionamento dell’industria del legno.

Andrea Trimarchi Simone Ferresin by Formafantasma

Nel 2011 avete presentato il progetto Botanica sulle bioplastiche: che valore assume oggi, alla luce dell'enorme dibattito sulla gestione della plastica?

Botanica è stato presentato a Milano nel 2011 e commissionato dalla Fondazione Plart di Napoli. La commissione era molto aperta. Ci è stato chiesto da parte del curatore Marco Petroni di disegnare degli oggetti in plastica. Considerando l’impatto tremendo che i materiali plastici producono nell’ambiente all’inizio eravamo stupefatti dalla commissione considerando come venivamo da un progetto come Autarchy che proponeva una forma di sostenibilità sia a livello materiale che sistemica. Quello che abbiamo fatto con Botanica è stato di guardare al passato in epoca pre-industriale. Alcuni materiali inventati prima dell’introduzione del petrolio utilizzavano elementi organici di derivazione animale o vegetale per produrre oggetti “plastici”. Il bois durci (una mescola di fibre di legno e sangue animale) o la gommalacca naturale (escrementi di insetti che colonizzano alberi nel sud-est asiatico) sono alcuni esempi. É ovvio che il nostro tentativo era quello di capire a livello quasi teorico come un certo tipo di industria si fosse originata e dall’altro di offrire della alternative alla produzione di polimeri derivati dal petrolio. Il valore che ha questo lavoro oggi non è molto diverso da quello che aveva ieri. Forse quello che possiamo dire è che alcune delle idee insite al progetto sono ancora più rilevanti oggi. Quello per noi è stato un lavoro importante perché ha consolidato le basi del nostro processo lavorativo. Oggi siamo interessati a radicalizzare alcuni dei pensieri che abbiamo sviluppato con Botanica e con altri dei nostri primi lavori. Se all’inizio della nostra carriera la ricerca sia materiale che storico-contestuale era importante ma in parte più intuitiva, oggi è diventato un metodo di lavoro più rigoroso e ci influenza anche ad altri livelli. Da settembre saremo a guida di un nuovo Master alla Design Academy di Eindhoven che si chiamerà’ GEO-Design. Il corso si focalizzerà sull’osservazione, l’analisi e la proposta di strategie che possano essere utili ad affrontare la crisi ecologica globale e pertanto a ripensare il ruolo del design e della produzione.

Che relazione c'è tra il vostro percorso di ricerca e i progetti che realizzate per le aziende, ad esempio Flos?

È una relazione complessa, a volte virtuosa a volte totalmente inesistente. Quello che intendiamo è che non sempre la ricerca interna allo studio trova una applicazione. Nel caso di  Flos invece abbiamo passato un anno a “giocare” con strisce led, lampade, vetri, specchi e ottiche in policarbonato.In questo modo abbiamo imparato a lavorare con la luce. Il risultato è stato presentato a Milano in una mostra che abbiamo chiamato Foundation, appunto le fondamenta del nostro percorso con la luce. Per quanto riguarda i nostri lavori più radicali come Ore Streams, dove a parte gli oggetti abbiamo anche prodotto un video in cui proponiamo una serie di strategie molto pragmatiche su come disegnare per rendere gli oggetti più riparabili e riciclabili, la questione è più complessa. Sarebbe fantastico trovare un’azienda del settore interessata a coinvolgerci nel loro dipartimento di sviluppo sostenibile. Quello che facciamo al momento sono delle consultancy ma quello non è, ovviamente, sufficiente.

Wirering by Flos

In che modo contribuite a rendere il design più sostenibile?

In due modi. Sviluppando progetti come Ore streams o la mostra personale che avremo alla Serpentine a Londra a Marzo sull’industria del legno e con l’impegno all’educazione in Sicilia con il Made Program di Siracusa e a capo del nuovo master di GEO-DESIGN della design Academy di Eindhoven.

Tra i tanti eventi dedicati al design in giro per il mondo, quale vi ha catturato di più ultimamente e perché?

Partecipiamo a pochissimi eventi. Ci sono delle mostre come Broken Nature (Triennale Milano) che fanno la differenza. Ha esposto chiaramente la possibilità del design di essere un vettore fondamentale per il cambiamento sia positivo che negativo per quanto riguarda la crisi ecologica globale.

C'è qualche nuovo progetto a cui state lavorando che avete voglia di condividere con noi?

Come detto precedentemente stiamo lavorando ad una mostra personale che si inaugurerà a marzo alla Serpentine Gallery a Londra che si chiamerà “Cambio” e si occuperà di osservare in modo critico e olistico l’industria del legno. La mostra si svilupperà attraverso una serie di collaborazioni o “conversazioni’” con diverse figure o istituzioni che consideriamo chiave per la comprensione della struttura tentacolare e complessa di un’industria come quella del legno. La mostra sarà prodotta interamente con il legno di un singolo albero proveniente dalla Val di Fiemme, una delle aree più colpite del nord Italia dalla Tempesta Vaia che un anno fa ha spezzato 13 milioni di alberi in poche ore.

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