Le Corbusier 50: la casa, una macchina per abitare
"Alloggiare? Vuol dire abitare, saper abitare. L’alloggio è lo specchio della coscienza di un popolo. Saper abitare è il grande problema, e alla gente nessuno lo insegna." - Le Corbusier
Cinquant’anni fa ci lasciava uno dei miti dell’Architettura e del Design: il 27 agosto 1965, a 77 anni, moriva Le Corbusier, nelle acque di Roquebrune Cap Martin, in Costa Azzurra (Francia).
Il suo vero nome era Charles-Édouard Jeanneret-Gris. Nato in una famiglia di orologiai svizzeri, inventò lo pseudonimo “Le Corbusier” nel 1920 a Parigi, per firmare gli articoli sulla rivista L’Esprit nouveau. Questo pseudonimo era un omaggio al cognome del nonno materno Lecorbésier, modificato per ricordare anche il suo maestro, l’architetto svizzero Charles L’Eplattenier. Presto però Le Corbusier venne accorciato in Le Corbu, un suono simile alla parola francese per corvo (corbeau): per questo, ritroviamo in alcune lettere di Le Corbusier la firma con la testa stilizzata di un corvo.
Il padre dell’Architettura contemporanea ha sempre messo l’uomo e i suoi bisogni al centro della sua produzione: dalle residenze private (come Ville Savoye, in Francia), agli edifici pubblici, alle cosiddette Unità Abitative, continuando con l’utopica Chandigarh (la capitale dello stato indiano del Punjab che riprendeva i principi contenuti nel trattato La Villa Radieuse) fino agli arredi progettati con minuziosa dedizione, Le Corbusier ha cercato di cambiare il mondo con il suo razionalismo e il funzionalismo.
Nel 1922 Le Corbusier apre le porte dell’atelier parigino di rue de Sèvres insieme al cugino Pierre Jeanneret, condividendo progettazione e idee. Il duo si arricchisce nel 1927 dell’apporto di una giovane architetto, . Nei successivi 10 anni la fruttuosa collaborazione porterà a risultati ineguagliabili nel campo de “l’équipement d'intérieur de l’habitation”.
Impossibile non ricordare tre opere che fanno parte della
, che ripropone i capolavori dei Maestri senza alterarne la forma e la struttura: LC1, LC2 e LC4, dallo stile inconfondibile.LC1, conosciuta anche come Fauteuil à dossier basculant, è una poltroncina dalla struttura in acciaio, solida ma leggera. La seduta è in pelle con pelo o in cuoio colorato. Ne esistono tre versioni:quella esposta al Salon d’automne del 1929, il modello per Villa Church del 1928, e quello del 1930 per l’esposizione all’Union des Artistes Modernes. LC1 fa anche parte della collezione di design del MoMA di New York.
LC2, la Fauteuil Grand Confort, petit modèle, è l’archetipo della poltrona moderna. Disegnata nel 1928, ha un fascino senza tempo, grazie alla separazione tra la struttura in acciaio e gli ampi cuscini. I cuscini hanno un’imbottitura in poliuretano espanso schiumato e ovatta di poliestere o in piuma. Oltre ai classici rivestimenti in pelle e in tessuto, è possibile scegliere un rivestimento in microfibra.
Infine, LC4, la Chaise longue à réglage continu. LC4 è la chaise longue a inclinazione variabile per antonomasia: rappresenta il relax e il comfort con la sua struttura progettata per accogliere il riposo (l’uomo al centro della produzione di cui parlavamo all’inizio del post). L’acciaio della culla si armonizza con il materassino in pelle, pelle con pelo o tessuto autoportante ecrù.
Le Corbusier ha anche disegnato delle lampade, prodotte da Nemo con la collaborazione della Fondazione Le Corbusier, partendo da alcune tavole autografe del Maestro. Tra queste, c’è la famosa serie Projecteur. Le lampade Projecteur sono un importante capitolo della storia del lighting design: il loro stile moderno ed essenziale le rende adatte ad ogni ambiente, confermandone la versatilità. Disegnate per la Chandigarh High Court (India) nel 1954, sono la trasposizione dei fari da nautica.
La lampada Projecteur ha un unico corpo illuminante declinabile da terra, da parete e come sospensione. Il corpo della lampada è in alluminio, mentre la parte esterna è verniciata e la parte interna è spazzolata. Sono adatte sia ad ambiti residenziali che contract, dove arredano con stile ristoranti, atelier, boutique e showroom.
“I nostri occhi sono fatti per vedere le forme sotto la luce; ombre e luci rivelano le forme; i cubi, i coni, le sfere, i cilindri o le piramidi sono le grandi forme originate che la luce rivela; la loro immagine ci appare netta, tangibile, senza ambiguità. E’ per questo che sono belle le forme, le più belle forme. Tutti concordano su questo, il bambino il selvaggio, il metafisico.” - Le Corbusier
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