Qualche ora di relax solitario o in compagnia, una chiacchierata nel fumoir, una lettura fugace in biblioteca, il pilates nella sala per la cura di sé e una cena con cucina a vista. L'hotel immaginato è servito: lo firmano Piero Lissoni e Patricia Urquiola per Elle Decor. Il contesto è quello settecentesco di Palazzo Morando a Milano, già Museo della collezione Costume Moda Immagine.

Dedicato ai viaggiatori del XXI secolo che, oltre all'ospitalità, cercano "luoghi di esperienze", come ha spiegato il direttore responsabile di Elle Decor Livia Peraldo Matton, l'Elle Decor Grand Hotel racchiude in tredici ambienti una selezione di oggetti cult di design da togliere il fiato.

I due progettisti d'eccezione, non certo nuovi all'hotellerie, hanno intrecciato gli stili occupandosi ciascuno di due tipi d'ambiente: Lissoni degli spazi conviviali, Urquiola delle camere da letto. Nel libretto della mostra, i primi sono indicati in grigio, i secondi in rosa cipria.

L'ispirazione di Lissoni arriva dal cosiddetto hôtel particulier, "un tipo di costruzione che si trova in Francia e consiste in un'abitazione lussuosa e di vaste dimensioni a foggia di villa ma costruita nel tessuto cittadino". Non a caso i nomi dei suoi ambienti, dal fumoir al séjour, dalla bibliothèque al jardin, sono tutti francesi. L'impronta però è italiana e ispirata agli architetti che vissero tra il XVI e XVII secolo, "periodo di rigorosissime proporzioni architettoniche", cui rimandano le riproduzioni dei palazzi storici sulle pareti, in dialogo armonioso e costante con le icone del design contemporaneo.

Come potete intravedere da questa immagine dell'Accueil, l'ambiente che visualizza l'idea stessa dell'accoglienza grazie alla grande lampada di Jab Anstoetz, a forma di semicerchio, che pare abbracciare il tavolo il cristallo e legno, illuminato da Tubular Bells di Lissoni per Flos.

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Si prosegue nel Fumoir, un atrio dedicato, come spiega Lissoni, "a gentiluomini e gentildonne", in cui l'atmosfera è sospesa tra modernità e atemporalità. Ci convivono la coloratissima Carlton di Ettore Sottsass, in pieno stile Memphis, con la Diamond Chair di Harry Bertoia per Knoll.

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L'ambiente successivo è la "Stanza per 1" di Patricia Urquiola. Per i suoi progetti la designer spagnola ha attinto per a un immaginario statunitense, legato alla raccolta poetica "Stanzas in Meditation" di Gertrude Stein.

"Ho pensato alla camera del Grand Hotel evitando di interpretarla come 'stanza campione' seriale e ripetitiva, ma bensì immaginandomi un susseguirsi di stanze come momenti sparsi di un racconto...Così l'allestimento si articola in una serie di frammenti, che interpretano le molteplici forme di vivere, intimamente, lo spazio della camera di un Grand Hotel".

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Attraversando la camera per il viaggiatore solitario, la doppia e il singolare ambiente pensato per un piccolo gruppo di persone si ha l'impressione di tramutarsi in voyeur.

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Tra la scrivania LC16 di Le Corbusier, la Superleggera 699 di Gio Ponti, le eleganti vasche di Agape, le lampade di Michael Anastassiades o Jasper Morrison per Flos e qualche immancabile riferimento autoreferenziale, come la recente poltrona Gender che Urquola ha progettato per Cassina , ci sono giacche appese distrattamente, soprammobili, scarpette, perfino libri: tracce sparse di presenze immaginate e quantomai realistiche di viaggiatori contemporanei.

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Non può mancare la Stanza per la cura "del corpo e della mente". Un luogo luminoso in cui fare pilates e riposarsi sulla lounge chair 837 Canapo di Franco Albini.

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"Un albergo che si rispetti", spiega poi la guida citando Lissoni, "deve avere uno spazio dedicato ai veri viaggiatori: letteratura, fotografia, poesia, un interregno, una terra di mezzo tra la cultura e la curiosità": è la Bibliothèque, una stanza in cui il pensiero di Lissoni si sposa con la concezione che ha guidato Urquiola: "La stanza rimane sempre per me un limite intimo e personale, di isolamento e protezione".

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Qui il tempo smette di scorrere. I minuti sono ovattati dai volumi accumulati sugli scaffali di System, progettata dallo stesso Lissoni per Porro; rimbalzano sulle LC3 di Le Corbusier, Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand; si riflettono vezzosamente sulla superfice lucida di Snoopy di Achille e PierGiacomo Castiglioni per Flos; stanno in equilibrio come la sfera di cristallo di IC Light di Michael Anastassiades per Flos; ci sembrano estendersi in eterno di fronte alla scena ripresa dal Monastero dei Benedettini di San Nicolò l'Arena, nel centro di Catania.

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Nel silenzio degli spazi, delimitati da pedane e bordi scuri, riecheggia distintamente il suono dei proiettori che mandano in scena videoinstallazioni sui temi del viaggio e del contract.

Arrivati nel Café & Restaurant però sembra già di sentire le chiacchiere degli avventori e delle posate, complici i tavoli spaziosi, ognuno pensato per sei, e la cucina a vista.

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Nel Jardin si torna a una sensazione di pace, circondati dalle ampie finestre del Palazzo, al di là delle quali si intravedono tele e stucchi.

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