Come nasce un’icona: la poltrona Sacco di Zanotta diventa sostenible

Il vero grande tema del design della nostra epoca? Senza dubbio è la sostenibilità, che le aziende sono tenute ormai a rispettare per molteplici ragioni. La normativa impone un comportamento corretto nella gestione delle produzioni e dei materiali, il pubblico è diventato più sensibile al tema e dunque apprezza un prodotto sostenibile e più in generale l’attenzione all’ambiente e alle conseguenze delle nostre azioni su di esso è ormai parte integrante del nostro agire. È un percorso culturale ed economico che le aziende stanno compiendo nel modo che gli è più congeniale ovvero trasformandolo in pretesto creativo, e riscoprendo l’importanza di rispettare i materiali e la loro trasformazione. Un esempio forte di questa evoluzione è il progetto #SaccoGoesGreen:  Zanotta ha creato un’edizione numerata della sua iconica seduta Sacco, realizzata con materiali sostenibili sia per il rivestimento che per l’imbottitura. Un gesto di grande importanza etica ma anche lungimiranza imprenditoriale, perché per consegnare un’icona al futuro occorre, evidentemente, renderla compatibile con l’ambiente.

Del resto Sacco, disegnata dagli architetti Gatti, Paolini e Teodoro nel 1968 ha rappresentato una rivoluzione nel settore delle sedute, stravolgendone totalmente i fondamenti strutturali e le forme. E questa rivoluzione ha aperto a un radicale cambiamento nella concezione dell’arredo domestico, liberandolo dai canoni e mettendo in primo piano la creatività e l’ironia.

Se nel 1968 Zanotta scommetteva sulla creatività libera, oggi punta sulla sensibilità ambientale e lo fa in modo deciso e totale con la Sacco goes green. Partiamo dall’imbottitura: nella versione originaria era costituita da palline di polistirolo espanso ad alta resistenza, prodotto a base di polimeri da materie prime fossili, dunque una risorsa finita. Nella versione “green” l’imbottitura è a base di microsfere di BioFoam® di Synbra, una bioplastica a base di canna da zucchero, una pianta, che a differenza dei fossili può essere potenzialmente rigenerata all’infinito. Paragonabile al polistirolo espando per struttura, proprietà e resistenza è anche biodegradabile, compostabile e resistente nel lungo periodo.

Involucro interno e rivestimenti sono, invece, realizzati in ECONYL®, un filato di nylon ottenuto dal recupero di reti da pesca raccolte sui fondali, scarti di tessuto e plastica industriali. Dalla trasformazione di questi scarti si ottiene un nuovo filato con le stesse caratteristiche e performance del nyoln ottenuto dal petrolio. In più, l’ECONYL® può essere rigenerato e lavorato praticamente all’infinito.

Portare avanti la sostenibilità non significa, però, rinunciare allo stile: il rivestimento esterno della seduta è in tessuto disegnato da Pierre Charpin. Le tre serie da cento esemplari numerati presentano ciascuna un pattern diverso, ispirato al concetto di rete. Ciascuna seduta è inoltre identificata dal cordoncino in tessuto stampato jacquard su cui è riportato il numero di serie e il nome della collezione Sacco goes green. Quest’ultimo dettaglio non è tanto un vezzo quanto una dichiarazione di intenti che trasforma la seduta in un manifesto di sostenibilità.

L’operazione di Zanotta conferma e mette in atto il necessario e ormai inevitabile cambiamento di rotta dell’industria del design (e non solo) che nell’economia circolare e nella ricerca sui materiali sta trovando finalmente una nuova strada da percorrere, alternativa rispetto al modello produttivo tradizionale, andato ormai in crisi definitiva. Del resto, Zanotta è riuscita a portare le emissioni del suo stabilimento produttivo di Nova Milanese a un livello talmente basso da essere assimilabile a quello di un’utenza domestica e ha anche annunciato che da gennaio 2020 Sacco goes green, che è nata come un progetto di ricerca sperimentale in edizione limitata, entrerà nel catalogo Zanotta mantenendo gli stessi materiali ecosostenibili dell’edizione limitata, con un rivestimento esterno in tinta unita.

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